giovedì 16 aprile 2015

Recensione: "Il bacio più breve della storia", Mathias Malzieu





Che avessi un debole per gli ingegneri e per i musicisti era risaputo da tempo. Ma da quando mi sono imbattuta in uno scrittore che è anche un musicista ed il protagonista del suo libro è un inventore di cose, i miei strumenti si sono tutti perfettamente accordati (in re minore, per favore).
Per non parlare del fatto che Mathias è un redhead. Sì, ho dei gusti particolari in fatto di uomini, che ve devo dì? Ok, la smetto di recensire lo scrittore (chissà se è sposato), perché quel che deve rimanervi da questo inutile (e sconclusionato) post è il bisogno di correre in libreria a compare "Il bacio più breve della storia".  
Un libro talmente dolce che vi farà venire il diabete se non assunto in piccole dosi. Un libro che parla di baci. E non di baci qualsiasi, ma di baci al sapor di cioccolata e di Sobralia, cucinati con un po' di zucchero e molto succo d'arancia cosicché da farli caramellare a 107 gradi anziché a 108.
Baci, detective in pensione, metafore, messaggi d'amore, una ragazza che scompare quando la si bacia, un inventore di cose, un pizzico di mistero (che non guasta mai) e pappagalli stravaganti.
Sono questi gli ingredienti segreti di questa miscela poetica. Ah, e non dimentichiamo gli amori passati che tornano portando in dono scatole di ricordi che emettono frastuoni familiari e odori di vecchia felicità, sconvolgendo precari equilibri.
Definito dall'autore come il seguito de "La meccanica del cuore" (ditemi che lo avete letto, io l'ho adorato), "Il bacio più breve della storia" può essere, a mio parere, letto senza i pregiudizi del passato che, spesso, ci si attacca alle ossa, col rischio di farci prendere (o perdere) sentieri altrimenti destinatici.
Un libro sull'amore, sulla paura di questo e sull'estrema necessità di sperare in qualcosa di più grande, più romantico, più tutto.. per quanto possa essere breve, o invisibile.
Un libro che vi consiglio se avete il piede in due scarpe e non sapete che direzione prendere. Un libro che terrà incollati i vostri pezzi, facendovi innamorare ancora, e ancora. Di quell'amore adolescenziale, senza capo né coda, fatto di lettere d'amore e baci al parco. E non fate come me che i messaggi più lunghi che ricevo provengono dal ragazzo delle ripetizioni di matematica che tenta, cercando di non insultarmi, di spiegarmi l'arcano mistero delle equazioni differenziali e compagnia bella. Se siete alla ricerca di letture impegnative, il suddetto non fa al caso vostro. Se, al contrario, fate parte della schiera dei romantici cronici (battete un cinque), sono sicura che la poesia di questo libro vi farà tremolare il labbro inferiore.
Ah, se non avete capito nulla da questa recensione (tranquilli, io stessa fatico a comprendermi), potete leggere qui un' anteprima del libro, in modo da farvi un' idea più chiara di quel che sto blaterando

E comunque io, ora, ho una gran voglia di baciare. 

mercoledì 1 aprile 2015

LIE TO ME: Telefilm per aspiranti bugiardi e non

"Statisticamente parlando, una persona dice almeno tre menzogne ogni dieci minuti di conversazione." Lo so, è inquietante. Soprattutto se siete persone tendenzialmente malfidenti, perennemente diffidenti, come la sottoscritta. Ah, la dura vita dei paranoici.
Ma le bugie non sono per tutti. Mia sorella, per esempio, è una pessima bugiarda: arrossisce, gesticola freneticamente e sbarra gli occhi perché, sotto sotto, se la ride. E si vede. 

















Ci sono espressioni, movimenti impercettibili che non possiamo controllare. Come quando siamo tristi e cerchiamo di sorridere, ma le nostre labbra curvano pericolosamente verso il basso. I matematici e gli economisti la chiamano funzione concava. Quelli che di numeri non ci capiscono niente (stavate parlando di me?) affermano, invece, che la parabola è triste.
Il corpo contraddice le parole ed è per questo che Cal Lightman, protagonista del telefilm, inizia a studiare la comunicazione non verbale, in particolare le microespressioni, diventando un esperto nel riconoscere la verità dalla menzogna. 
Alzi la mano chi vorrebbe un corso del genere presso la sua università. 
Presente.

Sostanzialmente, da quanto seguo questo telefilm, ho imparato che:
1. chi alza una spalla durante la conversazione trasmette il fatto di non credere in quello che dice;
2. la sorpresa reale dura meno di un secondo da quando compare sul viso;
3. se il sospetto si mostra sorpreso per più di un secondo allora sta fingendo;
4. se una persona distoglie lo sguardo durante la conversazione è per ricordare meglio e quindi rispondere con sincerità;
5. i veri bugiardi vi guardano dritti negli occhi, per constatare se credete o meno alle loro bugie;
6. le sopracciglia oblique indicano tristezza;
7. sollevare il mento è sinonimo di grande imbarazzo;
8. quando ci si gratta il naso si nasconde, inevitabilmente, qualcosa;
9. in un sorriso finto non ci sono grinze attorno agli occhi;
10. quando il soggetto si tocca il collo sta mentendo;
11. quando una persona arriccia il mento è arrabbiata;
12. un tono di voce lento e soffuso indica ansia ed estrema tristezza (e voi che credevate fosse sexy!);
13. chi si sente davvero in colpa guarda in basso o da un'altra parte, mai negli occhi.

So che ora avete sul viso quella che chiamerei microespressione del "porca miseria" (per essere fine). E non ho nemmeno finito la prima stagione!














Come ogni telefilm che adoro, anche questo ha subito una precoce interruzione ma in tre stagioni e quarantotto episodi dovreste imparare a riconoscere se il fidanzato che dice di andar a giocare a calcetto o l' amica che afferma che quel vestito non vi ingrassa sta mentendo, oppure no.
Il punto, però, non è semplicemente scoprire se qualcuno sta mentendo, ma perché.
Tutti abbiamo bisogno dei nostri segreti, mentire non è la stessa cosa.
Se volete, quindi, affinare le vostre doti di stalker, aumentare il vostro grado di paranoia o semplicemente diventare dei bugiardi migliori, questo è il telefilm che fa per voi.
E ricordatevi il primo comandamento:

I 5 casi umani da evitare su Tinder

Avrete ben capito che, dopo dieci mesi di assenza, la costanza non è proprio il mio forte. No, non ho sfornato nessun bebè nel frattempo, de...